In questa vita no by Marco Montemarano

In questa vita no by Marco Montemarano

autore:Marco Montemarano [Montemarano, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2023-05-26T16:59:06+00:00


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Tra Alessandra e Saverio c’erano cinque anni di differenza. Me lo spiegò lei stessa il giorno in cui mi rivelò che il suo ex marito era anche il mio vecchio compagno di liceo. Certo, il calcolo avrei potuto farlo da solo visto che Saverio, come ricordavo dai tempi della scuola, aveva un anno meno di me.

Mi disse che quando si erano conosciuti lui era uno studente di giurisprudenza fuori corso che da un anno aveva smesso di dare esami ed era sul punto di abbandonare l’università. Alessandra invece era in regola con il piano di studi. Lei lo aveva spinto a continuare e alla fine si erano laureati nella stessa sessione, anche se in facoltà diverse.

Oggi mi domando se Alessandra all’inizio abbia imposto un precetto di fedeltà così esplicito anche a lui. Forse sì. Ma a quel punto Saverio doveva essere già molto cambiato. Ai tempi del liceo la questione della fedeltà non si sarebbe mai posta. Era implicito che se una ragazza avesse deciso di mettersi con lui (cosa che in un determinato momento accadde per davvero, come sto per dire) sarebbe stato un miracolo. La probabilità che ci fosse una seconda ragazza interessata a lui era pari a zero.

Saverio era considerato il ragazzo meno attraente di tutta la scuola. Non gli veniva attribuita una particolare bruttezza, questo no. Anzi, a me sembrava che vestito in modo decente non avrebbe figurato male. Questo però aggravava la sua posizione, perché non aveva scusanti, come era ad esempio il caso di Arturo Minoli, un ragazzo di un’altra sezione che era nato con il forcipe e per questo aveva il cranio e il viso deformati.

Non erano solo gli abiti senza tempo di Saverio, tramandati attraverso le generazioni della sua famiglia e in contrasto con i Persol da cui non si separava mai, a levargli qualsiasi fascino. E non era nemmeno l’odore di armadio che faceva venire in mente una tarma gigante.

Era piuttosto il suo mutismo, e la perfetta impersonalità dei pochi discorsi che gli capitava di fare in pubblico. Come quando, a commento della morte di un ragazzo di un’altra sezione che si era schiantato con il motorino al Muro Torto, passò e disse: «Ah, quindi adesso gli faranno il funerale».

Poi c’era la sua codardia. O quella che noi consideravamo tale. Saverio non si sottoponeva mai a nessuna delle prove di coraggio con cui gli altri adolescenti maschi cercavano di dimostrare che sapevano stare al mondo. Quando veniva preso di mira (non troppo spesso, a dire il vero, era piuttosto alto e corpulento, c’era pur sempre il rischio che si ribellasse all’improvviso e che qualcuno si facesse male), quando tre o quattro maschi si mettevano a girargli intorno e a menare a turno ditate sul suo collo rasato che via via si arrossava, lui continuava a ridacchiare e appena poteva tirava dritto o veniva a raggiungermi in cortile.

Urlare «Ignavia» alle sue spalle era considerato un divertimento innocuo. Saverio non si voltava mai, passava oltre con la pannocchia degli incisivi bene in mostra, nonostante il suo sorrisetto non lo avesse mai preservato da alcuna vessazione.



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